Happy Digital Easter! (Auguri digitali per una Pasqua non convenzionale)

Una Pasqua non convenzionale…

Di sicuro questa Pasqua ce la ricorderemo per un po’. Diversa certamente, digitale per forza per cercare di colmare i vuoti (di contatto, di relazione e a volte anche di vita) che questa pandemia ci sta lasciando.

Ma in mezzo a tante mancanze, credo che molti di noi abbiano trovato anche della bellezza. La bellezza di poter recuperare i legami con i propri famigliari più stretti. La bellezza di poter fare insieme tante cose che magari ci eravamo ripromessi, ma che non avevamo concluso travolti dalla frenesia del quotidiano.

Per esempio nella mia famiglia da almeno 2 o3 anni volevamo ristrutturare un locale inutilizzato in cantina per farne una palestra casalinga. Indovina un po’: in questo periodo di forzata immobilità e pasti casalinghi spesso abbondanti, ora è diventato il nostro PSF (Progetto Strategico Famigliare) numero 1 e lo abbiamo finalmente completato!

Tante cose si possono fare con il digitale, ma non dimentichiamoci che il nostro corpo è analogico ed ha bisogno di movimento reale!

Qualcuno, come Joy, ha scoperto la passione per la pittura:

Natan e Pietro invece stanno continuando a seguire le lezioni universitarie e tra poco faranno i primi esami. Alex, che fa la tutor dell’apprendimento, segue i suoi ragazzi in video conferenza. Io lavoro perennemente connesso, ma devo dire che le attività in università stanno andando avanti bene, seppure a volte con sforzi eroici da parte di molti colleghi.

Anche il pranzo di Pasqua è stato diverso: avremmo voluto avere con noi la fidanzata di Natan e un amico tedesco… purtroppo questo non è stato possibile. Il digitale però ci ha dato una mano, e abbiamo supplito così:

Un ultimo pensiero. La tecnologia e il digitale sono ormai da anni la mia professione, ma anche la mia vocazione. Prima in sanità, ora in università. Mai come ora penso si possa toccare con mano l’importanza di queste tecnologie. Chi mi segue sa che ho sempre preferito il termine “digital evolution” ad altri, ma oggi stiamo vivendo a tutti gli effetti una digital transformation o meglio una digital revolution. Quello che stiamo facendo tutti insieme è un atto di co-creazione che ha il potere in molti casi di liberarci dalla prigionia dei limiti che il nostro corpo, il virus o quello che volete ci impongono. Solo 10-15 anni fa sarebbe stato molto più difficile gestire una crisi come questa. E non solo perché non c’era Netflix, ma anche perché probabilmente le università avrebbero chiuso i battenti, molte aziende non avrebbero potuto far lavorare da remoto i loro dipendenti, gli strumenti che ora abbiamo per il distanziamento sociale (dalle app alle piattaforme di video-comunicazione) non erano disponibili. È importante però fare un uso saggio di queste tecnologie. Quando leggo di tutto quello che stiamo facendo nei paesi più tecnologicamente avanzati, penso che questo sia una benedizione ma anche un rischio. Vanno pensate soluzioni che siano replicabili anche in contesti con digitalizzazione limitata. Lo scorso anno sono stato in Madagascar. Cosa avverrà lì o in tanti altri paesi del terzo e del quarto mondo nessuno lo sa, stiamo tutti sperando che la giovane età della popolazione li preservi dal COVID-19. Purtroppo però ci sono tante persone in condizioni di salute precarie o denutrite che non sappiamo come reagiranno al virus. Ma non dimentichiamoci che anche in Italia e in Europa ci sono tantissime regioni o cluster di popolazione per cui la tecnologia complessa non è una leva utilizzabile, mentre tecnologie più semplici forse sì. Mai come oggi il digital divide rischia di essere una questione di vita o di morte.

Concludo con i più sentiti auguri di una S. Pasqua e l’auspicio che sappiamo usare il digitale per esaltare il meglio dell’umanità che c’è in noi. Un pensiero in particolare a tutte le persone che stanno male o che non ce l’hanno fatta e a tutti gli operatori sanitari che li assistono. Medici ma anche infermieri. E perché non ricordare anche chi fa lavori più umili, come fare le pulizie nei reparti, portare i pasti, occuparsi delle infrastrutture e delle tecnologie, ma altrettanto importanti. E che presto si possa tornare a scambiarci un ANALOGICO abbraccio reale!