I due alberi del Giardino dell’Eden e l’Intelligenza Artificiale: la sfida della co-creazione

Riflessione sui due alberi del giardino dell’Eden e la trasformazione digitale.

Carissima Stella[1],

questi giorni di vacanza sono sempre un periodo di cui si mangia molto, ci si riposa e si riflette. Oggi ti guardavo dalla porta-finestra mentre riflettevi dopo un pasto abbondante. Nei momenti in cui aprivi gli occhi, sembravi fissare con il tuo sguardo super-intelligente un alberello del nostro giardino.

Anche io di tanto in tanto aprivo gli occhi dalla mia poltrona di fronte al caminetto e, vedendoti, ho cominciato a ripensare all’Intelligenza artificiale e gli alberi della Genesi. Il link può sembrare bizzarro e forse qualcuno potrebbe dare la colpa al pranzo abbondante e al tepore del fuoco, ma in realtà il pensiero mi frulla in testa da qualche tempo.

La storia delle genesi la conosciamo tutti: la creazione, Eva, Adamo, l’albero… già ecco, l’albero. O gli alberi? Perché a leggere con attenzione[2] scopriamo che gli alberi sono due, non uno. C’è l’albero della conoscenza, quello famoso del “frutto proibito”, ma c’è anche l’albero della vita.

Sui due alberi e su ciò che è successo nel Paradiso Terrestre sono stati scritti una moltitudine di libri[3]. Non voglio entrare in discussioni teologiche o esegetiche e nemmeno farne un tema di fede: che siate credenti o che consideriate la genesi solo uno dei tanti miti che costituiscono la nostra cultura, il testo originale rimane a mio parere interessante. Proprio a partire da questo testo, vorrei fare alcune considerazioni che ci aiutino ad inquadrare il percorso dell’Intelligenza Artificiale (AI). Con una precisazione: l’Intelligenza Artificiale è vista qui come la sintesi più avanzata del percorso tecnologico iniziato con la nascita della scienza moderna nel XVII secolo, proseguito con la rivoluzione industriale ed ora in fase di evidente accelerazione[4]. Quindi l’AI rappresenta non solo una specifica tecnologia, ma anche il culmine di un percorso e un esempio emblematico di quello che la tecnologia può raggiungere.

Torniamo ai due alberi: uno è l’albero della conoscenza, l’altro l’albero della vita. Conoscenza e vita. In effetti mi pare che le applicazioni dell’intelligenza artificiale possono essere raggruppate in uno di questi due ambiti.

  • AI come strumento di conoscenza

L’AI è sempre più usata come strumento di supporto alla conoscenza. Gli esempi di applicazioni di questo tipo, tutte di grande valore sia attuale che potenziale, sono tantissimi. Segnalo solo un paio di link tra i tanti possibili relativo alla rivoluzione che sta avvenendo in medicina: con i big data e il supporto di algoritmi di machine learning, la medicina di precisione sta diventando realtà.

Inoltre è molto promettente anche l’analisi delle immagini supportata dall’AI. Pensate a come potrebbero essere automatizzati ed estesi gli screening mammografici se il senologo potesse essere affiancato (non sostituito) da un’AI nella fase di analisi preliminare delle immagini. Ci sono già realtà in cui questo avviene: gli algoritmi di machine learning vengono usati per selezionare, tra le migliaia di immagini non rilevanti, quelle che meritano un approfondimento clinico.

Un’altra sotto-area dell’AI come strumento di conoscenza da osservare con attenzione è quella dell’AI precognitiva. Citando Cosimo Accoto, un filosofo e acuto osservatore delle nuove tecnologie che lavora all’MIT: “C’è una vera e propria «vocazione precognitiva» delle tecnologie del XXI secolo, una spinta al tempo anticipato che è operazionalizzato da sensori e nuove tecnologie di processamento dei dati raccolti grazie all’Intelligenza Artificiale.” Non che questa sia una novità, l’uomo ha sempre avuto una “vocazione precognitiva”. Semplicemente sono cambiati gli strumenti: dalle interiora degli animali scrutate dagli aruspici e dalla lettura delle stelle si è passati a sofisticate AI che predicono il tempo che farà, l’aspettativa di vita di una persona o la sua propensione a votare per un partito o l’altro. Questo ambito presenta degli aspetti problematici perché qualcuno (la Cina, ma non solo) si è spinto forse un po’ troppo in là, realizzando un sistema di controllo delle persone basato sui dati dei social media e delle attività on-line per predire la probabilità che un cittadino non paghi un debito o commetta un crimine. E intanto gli americani non stanno a guardare.

 

  • AI come strumento di controllo ed evoluzione della vita

L’AI non serve solo a predire, ma anche ad agire. Anche in questo caso gli esempi sono innumerevoli. In generale tutti i sistemi di controllo si stanno evolvendo inglobando capacità di intelligenza artificiale. Alcuni esempi:

  • Sistemi di controllo del traffico (aereo, ma anche treni e navi…)
  • Sistemi di controllo di impianti industriali (dove l’AI è abbinata a sensori che ricadono nel vasto mondo dell’IoT)
  • Sistemi di Advanced Threat Protection in ambito cybersecurity
  • Monitoraggio predittivo di infrastrutture tecnologiche (dai data centre alle reti)
  • Sistemi di guida autonoma (oggi si pensa di solito alle auto, ma non va dimenticato che in futuro anche gli altri mezzi, dalle navi agli aerei, potranno beneficiare di sistemi di guida basati su AI)
  • Sistemi di creazione di mondi alternativi. Ormai molti videogiochi utilizzano l’AI per i NPC (Non-Player Characters) in modo da simulare comportamenti simili a quelli umani. Siamo così distanti da mondi fantastici come quello di Westworld, che unisce AI e robotica?

Ho chiamato questa applicazione “evoluzione” della vita perché credo che l’AI, e più in generale la tecnologia, sia il prossimo passo dell’evoluzione dell’uomo.

Tutto bello? Non sempre. Perché il controllo può facilmente scivolare nella manipolazione. Per avere un’idea di come si possa manipolare in modo perverso la realtà lo potete vedere in questo video su Cambridge Analitica e le elezioni di Trinidad e Tobago.

 

Per chi non volesse fermarsi alla bibbia, va detto che il tema della pre-cognizione e del potere sulla vita ritorna anche in altri racconti. Ne “Il Signore degli Anelli” vi sono i 7 Palantir che permettono di vedere nel futuro (o nei futuri possibili). Ci sono poi anche i 9 anelli che sono strumenti di potere per controllare la vita. Non per niente Palantir Technologies è un fornitore della CIA sulla previsione dei crimini. Il tema è delicato perché se da un lato il crimine va ovviamente combattuto con i mezzi più evoluti, dall’altro come dice Gandalf: “Un Palantir è un attrezzo molto pericoloso”. E dal combattere il crimine al controllo sociale (vedi il caso Cina) il passo è breve. Se a questo potere di “predizione” dato dai moderni Palantir abbiniamo il potere di manipolazione della realtà dato dai nuovi “Anelli” (Cambridge Analitica è solo l’aberrazione più famosa) il quadro si fa inquietante.

Dovremmo quindi rinunciare alla tecnologia? Non credo: se così facessimo, verremmo meno alla vocazione alla “co-creazione” presente nel racconto della Genesi e insita nel DNA dell’uomo. Ben prima che la co-creazione diventasse un termine di monda nel marketing e nella letteratura manageriale[5], in Gen. 2, 15 si leggeva: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse”. Il custodire (controllo della realtà) e il lavorare il giardino (evoluzione della realtà), sono due compiti che Dio affida all’uomo nel giardino dell’Eden ancora prima del peccato originale. L’AI non è che un altro degli strumenti (uno dei più potenti) con cui l’uomo “co-crea” la realtà. E io credo che la co-creazione debba essere portata avanti con tutti i mezzi dell’intelligenza umana, sia naturale che artificiale. Una volta gli strumenti erano l’aratro e i sistemi di irrigazione, oggi le tecnologie a servizio della co-creazione sono anche i big data, l’IoT, l’AI. Questa è la sfida che abbiamo davanti, nel 2020 e oltre!

Però a tecnologie così potenti vanno posti dei limiti. Lo abbiamo fatto anche con l’energia nucleare e questo ci ha evitato (fino ad ora) di auto-distruggerci. Forse questo è proprio il messaggio del racconto biblico sull’albero della conoscenza. Ogni conoscenza, anche quella dell’AI, è potenzialmente fallace perché basata su una semplificazione della realtà. L’illusione di una conoscenza perfetta e di un’azione senza limiti sono proprio le tentazioni su cui dovremmo vigilare. Auto-imporre dei limiti alla propria opera è ciò che potrà salvare l’uomo da sé stesso. Infinite possibilità vanno di pari passo con la necessità di discernere[6]. Che il tema sia di attualità lo dimostra il fiorire di riflessioni su AI ed etica[7].

Chiudo ricordando Gaudi, un grande maestro anche nel suo senso del limite, che costruì la Sagrada Familia in modo che l’altezza totale dell’edificio fosse inferiore di mezzo metro rispetto a quella della collina del Montjuïc, poiché riteneva che la sua creazione non dovesse superare quella di Dio!

 

Tanti auguri di buone feste e buon 2020 a tutti!!!!

[1] https://www.yottabronto.net/chi-sono/

[2] “Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.” (Gen. 2, 9)

[3] Vi segnalo solo questo per la sua originalità: “La donna nel giardino. Che cosa Eva avrebbe potuto rispondere al serpente” di S. Petrosino – Ed. EDB.

[4] Si veda Kurzveil e la “Law of accelerating returns”: https://www.kurzweilai.net/the-law-of-accelerating-returns

[5] https://hbr.org/2011/02/co-creation

[6] https://www.monasterodibose.it/fondatore/articoli/articoli-su-quotidiani/2659-i-confini-delletica

[7] In generale una interessante fonte di informazioni su etica e AI è il blog di Paolo Benanti, teologo del Terzo Ordine Regolare di San Francescano: https://www.paolobenanti.com/

Altri spunti:

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/etica-e-intelligenza-artificiale-ora-la-ue-vada-oltre-le-linee-guida/

https://www.paolobenanti.com/blog/2019/11/28/algoritmi-seldoniani

https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/welfare-cosa-rischiamo-se-deleghiamo-i-diritti-sociali-allalgoritmo/