Per Aspera ad Astra(Zeneca) – Riflessioni di un tecnologo vaccinato

Riflessioni sul percorso di vaccinazione… con i suoi ostacoli e le sue contraddizioni…

Oggi sono stato vaccinato con il famoso vaccino Astra Zeneca. Il tutto si è svolto con grande efficienza e professionalità, anche se con qualche difficoltà dovuta ad un’organizzazione creata più o meno ad hoc per la vaccinazione del personale docente e non docente delle università lombarde.

Sarà l’effetto del vaccino (per la cronaca: per ora non ho da segnalare particolari effetti collaterali se non un po’ di stanchezza), sarà la forzata permanenza in casa del post vaccinazione, ma mi sorgono una serie di domande. Provo a scriverle per fare chiarezza innanzitutto a me stesso.

Le mie domande ruotano intorno a tre temi: priorità strategiche, modello di governo, evoluzione digitale. Lo so, non molto originali, tendo a ripetermi, anche qui non so se è l’età o l’effetto del vaccino.

1.  PRIORITA’ STRATEGICHE: avere una buona strategia con le giuste priorità è importante sempre, ancor di più in una situazione di emergenza. Premetto che sono contento di aver fatto il vaccino e che secondo me aver messo in Lombardia l’educazione, subito dopo la sanità, tra le priorità strategiche mi sembra un segnale importantissimo. Insomma preserviamo l’oggi (la salute) e il domani (i giovani, attraverso le strutture universitarie) è il messaggio che ne traggo e che mi trova pienamente d’accordo. Se poi scendiamo di un livello, ecco che mi sorgono alcune domande. Perché le università prima delle scuole primarie e secondarie? Perché le università sono prioritarie in Lombardia e non in altre regioni? Perché in Toscana vaccinano con priorità gli avvocati[1]? Insomma quale è il metodo con cui si definiscono le priorità? E a quale livello vengono definite (centrale, regionale…)? Ribadisco, non contesto la scelta (probabilmente la migliore possibile), dico solo che non mi è chiaro il metodo con cui si è arrivati alla scelta. Sentendo alcune dichiarazioni pare che sia tutto prioritario allo stesso modo e che la scelta quindi sia dettata più da opportunità tattiche che da scelte strategiche.

2.  MODELLO DI GOVERNO: questo a mio parere è il vero nodo di questa pandemia. Le competenze mal distribuite e mal attribuite tra governo centrale e regioni sono state la causa della maggior parte dei problemi che abbiamo avuto. Nel caso dei vaccini è ancora più evidente. Le regioni stanno mettendo in campo un volonteroso (anche se a volte discutibile) fai da te, il governo centrale presiede ad una serie di funzioni (acquisti, distribuzione), ma a mio parere non è chiaro chi fa cosa. Ad esempio, ritornando al punto precedente, chi decide le priorità. In teoria (si veda la sentenza della Corte costituzionale in merito alla legge regionale 11/2020 della Regione autonoma Valle d’Aosta[2]) il governo centrale dovrebbe avere il pieno controllo delle politiche per la gestione della pandemia. In pratica mi sembra ci sia una grande confusione. Questo è ancor più evidente se si pensa alla gestione della sanità in generale. Il Titolo V della costituzione, cioè la riforma che nel 2001 ha dato maggiori competenze alle Regioni sulla sanità, ha generato una serie di situazioni conflittuali che nel periodo di pandemia sono state sotto gli occhi di tutti. La verità a mio parere è che non abbiamo mai veramente deciso, per usare un famoso modello di Ross e Weill dell’MIT[3], quanto vogliamo standardizzare e quanto vogliamo integrare rispetto alla sanità centrale e locale.

A quale modello vogliamo tendere? Standard comuni per tutte le realtà sanitarie o differenziati? Forte integrazione oppure strutture molto disaccoppiate? Non c’è una risposta giusta o una sbagliata, l’unico errore vero è non decidere o lasciare indeterminate le scelte. In questo caso si finisce quasi certamente nel quadrante “Diversification”, che vale a dire: “ognuno per sé”. Entropia diffusa insomma. Invece scenari ad alto coordinamento (regioni con standard differenti calati sui bisogni locali che si integrano tra loro a livello di processo e di tecnologie), oppure di replicazione (standard comuni per tutti ma regioni molto disaccoppiate dal punto di vista dei processi operativi per essere più agili) sono molto interessanti nella ricerca di un equilibrio tra centro e periferia. Non so quale sia il migliore, ritengo però sarebbe importante farne oggetto di riflessione e decidere una via. Questo ha impatti enormi anche sui percorsi di digitalizzazione. 

3.  INFINE VENIAMO ALL’EVOLUZIONE DIGITALE: non vi stupirete se dico qui che dopo aver risolto i due punti precedenti (le “Aspera”), questa parte va via liscia. Definite le priorità e il modello di governo, mettere in campo un sistema di prenotazione e tracciatura delle vaccinazioni unico o diversi sistemi tra loro integrati non è un problema dal punto di vista tecnologico e operativo. Il problema nasce quando non sono chiari i punti sopra. A seconda del modello operativo, potrei prediligere la definizione di standard comuni da implementare su sistemi diversi a livello regionale (modello di Replicazione) oppure lasciare alle regioni di definire processi e standard diversi ma garantendo l’integrazione tra i diversi sistemi (modello di coordinamento). O ancora potrei avere un unico sistema di prenotazione nazionale con standard comuni (modello di unificazione). Se non decidiamo per un modello, finiremo nella diversificazione: sistemi eterogenei, con processi e standard diversi e che non si parlano tra loro. Esattamente quanto sta succedendo ora. Con la Lombardia che boccia la piattaforma di Aria e decide di usare quella di Poste Italiane[4], con alcuni cittadini già vaccinati che vengono richiamati dalle ATS per sapere se sono stati vaccinati, con priorità diverse per regioni che difficilmente possono stare insieme in un modello coerente…

Per concludere vorrei tornare alla prima immagine. Per Aspera ad Astra era il motto dell’Apollo 1, la prima missione della serie Apollo della Nasa conclusasi tragicamente con la morte dei tre astronauti. Nella foto sono rappresentate le tute carbonizzate recuperate dopo il disastro. I numerosi fallimenti delle prime missioni della nasa non erano dovuti a carenza di tecnologie o a competenze. La NASA aveva i migliori ingegneri e scienziati e tecnologie all’avanguardia per quegli anni. I fallimenti erano dovuti a due ragioni. La prima si generava dalla frenesia di rincorrere l’URSS, molto più avanti degli USA, che portava ad una cattiva gestione delle priorità. Tutto era urgente allo stesso modo, tutti correvano all’impazzata senza definire priorità strategiche comuni (come la sicurezza degli astronauti). La seconda causa di fallimento era dovuta ai modelli di governo che non favorivano la cooperazione virtuosa tra livelli centrali (governo e pianificazione) e livelli locali (i singoli team specializzati)[5]. La storia si ripete, forse sarebbe il momento di fermarsi un attimo e di imparare qualcosa.

[1] https://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/21_marzo_07/toscana-assessori-sindaci-avvocati-vaccinati-altri-lavoratori-noi-quando-tocca-e67ad85c-7f25-11eb-b9b0-e12183650a75.shtml

[2] www.startmag.it/mondo/contro-la-pandemia-decide-lo-stato-e-non-le-regioni-parola-di-corte-costituzionale/

[3] Ross – Weill – Robertson in: ”Enterprise Architecture as Strategy” – Harvard B.S.

[4] https://www.fanpage.it/milano/vaccini-troppi-errori-sulla-piattaforma-per-le-adesioni-in-lombardia-si-passa-a-poste-italiane/

[5] McChrystal, G. S. (2015) “Team of Teams: New Rules of Engagement for a Complex World”. Ed. Penguin