La grande bellezza di un obiettivo mancato (ovvero breve riflessione sulla vision e sugli obiettivi agili per evitare forzature e improvvisazioni – anche per l’evoluzione digitale e i fondi del PNRR)

Quest’estate avrei voluto salire “La scala verso il cielo”, ossia la Biancograt sul Bernina. La sogno e la desidero da diversi anni, ora mi sembrava giunto il momento. Ma non è stato possibile: purtroppo in tutto il mese di luglio non siamo riusciti a trovare un week-end con le condizioni giuste. O era prevista instabilità nei giorni dell’ascesa, oppure la settimana prima aveva nevicato troppo in quota e la guida ci sconsigliava di provarci. L’esperienza dell’obiettivo mancato è stata però a suo modo bella e mi ha stimolato alcune riflessioni.

Innanzitutto la bellezza e l’importanza di avere una “vision” (letteralmente: uno stato futuro che puoi visualizzare) e porsi degli obiettivi. Per alpinisti seri il Bernina non è nulla di impegnativo, per me è un obiettivo importante che mi ha richiesto motivazione e preparazione. Ma avere una vision (nella mia mente: io che percorro la fantastica cresta della Biancograt!) e degli obiettivi chiari è fondamentale per focalizzare il percorso di avvicinamento, senza scorciatoie. Rispetto ai fondi del PNRR e all’evoluzione digitale abbiamo una vision degli obiettivi chiari? Ho qualche perplessità. Il rischio è di ripercorrere gli errori del passato: senza una visione chiara e obiettivi misurabili (per me il Bernina, per la Nasa degli anni ’60 era andare sulla luna, ognuno ha i suoi) sono poche le probabilità di usare bene i soldi del PNRR. Magari la visione c’è, ma non vorrei fosse solo il “dobbiamo spendere i soldi che ci arrivano”.

Alla vision non si arriva magicamente, ci si avvicina con una serie di obiettivi intermedi. Per me è stato un percorso di preparazione che è durato qualche mese. Tra l’altro c’è una ricchezza negli “obiettivi intermedi” che ti fanno scoprire delle bellezze inaspettate. Ho ancora negli occhi i percorsi di preparazione fatti con pochi ma fidati amici: la Brunate-Bellagio, una cavalcata spettacolare. La salita al Grignone da Rongio: per tutto il giorno ho sognato di essere a Gran Burrone o Rivendell[1] e mi aspettavo di veder sbucare un Elfo da un momento all’altro. Poi abbiamo fatto la traversata alta e bassa delle Grigne e, per fare un po’ di allenamento su roccia, abbiamo scalato i Torrioni Magnaghi in Grignetta. Per finire abbiamo percorso l’ultimo stupendo pezzo (quello che mi mancava) del sentiero Roma in val di Mello, dal rifugio Allievi al Ponti. E nel percorso di evoluzione digitale che stiamo faticosamente intraprendendo ci sono delle pre-condizioni, dei passi intermedi, o stiamo di nuovo cercando scorciatoie? Ricordo un tema emblematico, quello del Fascicolo Sanitario Elettronico. La vision (giusta o sbagliata) c’era, ma abbiamo preso troppe scorciatoie. Ci siamo dimenticati che c’erano degli obiettivi intermedi, come l’informatizzazione delle strutture ospedaliere, l’interoperabilità, la cultura digitale dei cittadini, la necessità di chiarire il valore dei servizi che forniamo ai cittadini[2]. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Gustarsi il viaggio e rivedere in modo “agile” la Vision è fondamentale. Insomma non voglio solo dire che c’è un gusto nel viaggio che va oltre la meta, ma che nel viaggio si possono raggiungere degli obiettivi di valore che magari ti aiutano a rivedere e riorientare l’obiettivo finale. Ad un certo punto mi sono accorto che la mia vision si stava spostando dalla Biancograt (che rimane un obiettivo nel medio periodo!) alla mia ricerca di un equilibrio e un benessere interiore percorrendo le nostre bellissime montagne. Che forse è un obiettivo ancora più alto della Biancograt ed è la vera ragione per cui io e molti come me, che lavorano quotidianamente con il digitale, hanno un bisogno così forte di contatto con la montagna! Un po’ è un antidoto all’eccesso di tecnologia, un po’ è la ricerca di un difficile equilibrio tra l’umano e il digitale[3]. Ormai i framework più avanzati di governance stanno convergendo verso modelli agili[4] con cicli continui di confronto con la realtà, valutazione dei risultati e di revisione degli obiettivi di alto livello (la vision appunto).

Questo approccio è fondamentale in un mondo così “liquido” e complesso. Anche qui (ma su questo prometto un approfondimento a cui stiamo lavorando con un collega) sarà fondamentale evitare per il PNRR un approccio top down rigido di controllo a cui, necessariamente, l’approccio burocratico sia nostro che della Comunità Europea ci porterà.

 

Per ora mi fermo qui, perché sto per partire per le ferie (in montagna naturalmente!) ma ne approfitto per augurare buone meritate vacanze a tutti!

[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Rivendell

[2] Si veda in proposito il recente e interessante articolo di E. Meneschincheri: https://www.agendadigitale.eu/sanita/il-fascicolo-sanitario-elettronico-non-decolla-perche-e-come-uscire-dallimpasse/

[3] https://www.yottabronto.net/lyskamm-e-nuvole-riflessione-sulla-vita-e-sullevoluzione-digitale/

[4] https://www.meti.go.jp/english/press/2021/pdf/0219_004a.pdf