5 cose sull’Innovazione che ho imparato da Stella (e da qualche buon libro) – PARTE SECONDA

Qualche riflessione sull’innovazione a partire da Stella (grande maestra anche in questo!) e da alcuni libri credo interessanti (parte 2 – la parte 1 può essere letta qui)

PUNTO 4: L’innovazione più bella e duratura ci sorprende con soluzioni semplici a problemi complessi

Per esprimere il concetto accennato dal titolo, parto da un broccolo romanesco: a mio parere il nome umile non rende ragione di un tale prodigio di bellezza! Per un certo periodo, lo confesso, ho tenuto questo bellissimo esemplare in frigorifero e mi sono rifiutato di mangiarlo. Ogni tanto lo tiravo fuori e l’ammiravo, me lo tenevo vicino sul divano in salotto (come vedete nella foto) e l’ho anche inserito per qualche settimana come mia immagine di profilo su Whatsapp. Poi la gente ha cominciato a elaborare strane e inquietanti ipotesi sul mio stato mentale e ho dovuto sostituirlo con una foto più convenzionale. Il broccolo romanesco è un esempio di bellezza prodotta dalla semplicità di un’architettura frattale. I frattali in generale, (ce ne sono tantissimi in natura), rappresentano un fenomeno comune ma straordinario che mostra come la natura, attraverso un’ innovazione semplice : la stessa forma geometrica che si ripete uguale a sé stessa su scale diverse ha risolto problemi complessissimi. Alcuni esempi che vanno ben oltre il broccolo includono la struttura del sistema vascolare , respiratorio e persino del cervello umano!

Le innovazioni più efficaci e anche più belle sono proprio quelle che, a fronte di un problema complesso, trovano una sintesi che unisca efficacia e semplicità. La filosofia occidentale ha introdotto un principio, chiamato il “rasoio di Occam”, che fa di questa predilezione per la semplicità della natura, un principio di metodo nell’indagine scientifica.

Gli esempi di soluzioni semplici a problemi più o meno complessi sono tantissimi. Parto naturalmente da Stella, che dovendo affrontare il problema del caldo estivo ha trovato una soluzione elementare e brillante. Dormire nella cuccia di legno, ottima per l’inverno, non è evidentemente la soluzione ideale per le torride nottate di luglio e agosto. Ma dormire sul terrazzo di fronte alla cuccia è scomodo e inoltre nel pomeriggio batte il sole, quindi la zona si riscalda. Allora ecco che da qualche anno Stella si è organizzata costruendosi una sua residenza estiva. Ha scavato una buca sotto la siepe di gelsomino, in una parte del giardino che è quasi sempre in ombra quindi fresca, l’ha riempita di foglie per renderla confortevole e così, durante i periodi più caldi, si trasferisce lì per la notte.

Un altro esempio in cui sono incappato in questi giorni è la “valigetta di pronto intervento IT” di Emergency. L’ha raccontata in una recente intervista il C.I.O. , Alberto Almagioni[1]. Nelle realtà in cui opera Emergency vi è la necessità di utilizzare una cartella clinica elettronica, ma di solito senza avere infrastrutture locali e con problemi di connettività che non permettono l’utilizzo di servizi cloud. Allora ecco la valigetta di pronto intervento IT, che contiene un mini pc che ospita i server virtualizzati necessari al funzionamento della cartella clinica anche in assenza di connessione. Inoltre la valigetta ha un router 4G multi SIM che garantisce massima versatilità di connessione anche in zone con poca copertura, che funziona anche come access point wifi a cui i vari client possono connettersi per accedere alla cartella clinica. La valigetta monta anche un piccolo UPS (batteria) che garantisce la protezione da sbalzi di corrente. Semplice, ma efficace!

Cito altri due esempi di innovazioni basate sulla semplificazione. Il primo lo prendo da un libro di Christensen[2] che trovo ancora attuale, “The Innovator’s Prescription”. Una delle tesi centrali del libro è che gli ospedali, così come sono concepiti oggi, sono macchine molto inefficienti perché ospitano al loro interno tre business model diversi (solution shops, value added process e value networks). La soluzione proposta da Christensen (che dove applicata ha prodotto risultati sorprendenti) è quella di dividere i business model in strutture ottimizzate per quel tipo di modello. Quindi la disruption dell’ospedale consiste nel mantenere nel setting ospedaliero solo le attività ad alta complessità e che richiedono specialisti di altissimo livello (solution shop model), mentre gli altri due modelli devono essere portati fuori dall’ospedale. Semplifico, innovo, rendo più efficienti e migliori i livelli di servizio in un solo colpo!

Christensen è un forte sostenitore dell’innovazione disruptive che parte dalla semplificazione. In un suo articolo, datato ma ancora attuale, scriveva che la sanità dovrebbe “Invest less money in high-end, complex technologies and more in technologies that simplify complex problems.”[3]

Il secondo esempio di innovazione per semplificazione (less is more, direbbero alcuni architetti) è quello della revisione dei processi in ottica Lean. Dalla Toyota in poi, le metodologie Lean sono state applicate in tantissimi contesti, anche in quello sanitario. Ne ho avuto un’esperienza personale quando lavoravo per Fondazione don Gnocchi. Avevamo appena fatto partire un nuovo sistema di accettazione in una sede importante. Il sistema funzionava bene, ma continuavano ad esserci code in accettazione. Abbiamo preso un consulente esperto di Lean, lo abbiamo mandato per una settimana ad osservare e poi abbiamo cominciato a ragionare su spaghetti chart, muda, value stream, flussi… In un paio di settimane, senza modifiche al software e con interventi a costo quasi zero (un paio di nuove stampanti e una riconfigurazione degli armadi), abbiamo ottimizzato i flussi e creato un processo “snello” e ottimale per i pazienti. Quasi una magia! Nella foto vedete la “spaghetti chart” prima e dopo l’intervento, con il to-be che è stato poi verificato sul campo. La semplificazione è evidente, i benefici per i pazienti li potete immaginare… i costi dell’intervento sono stati irrisori!

Qui ci sono tonnellate di libri, ne consiglio due, uno italiano (“Il nuovo ospedale è snello” di Nicosia, un anestesista entusiasta di Lean Thinking)[4] e uno americano (“Lean Hospitals” di Graban)[5].

Chiudo con una citazione finale, che trovate anche su una parete del “Muse” di Trento[6], museo che se amate la scienza e l’innovazione non potete perdervi. Quando si parla di soluzioni semplici il rischio della semplificazione/superficialità è sempre in agguato. Einstein, che era un maestro nel trovare formule semplici per rappresentare fenomeni complessissimi (pensate all’eleganza di E=mc2), diceva: “Bisognerebbe rendere tutto il più semplice possibile, ma non troppo semplice”.

PUNTO 5: La grinta e la motivazione sono ingredienti fondamentali per un’innovazione di successo (o per la vita?)

Quest’anno eravamo un po’ indecisi se portare Stella con noi sulle dolomiti oppure no, perché come ho già detto quando cammina per un po’ si stanca. Abbiamo poi introdotto l’innovazione del trasportino, che ha risolto in parte il problema con grande soddisfazione di Stella. C’è un’altra cosa però che ho imparato da lei in queste vacanze: la grinta! Infatti nelle prime gite riusciva a camminare al massimo un’ora, poi si sdraiava per terra e passavamo al trasportino. Poi ancora un’ora e poi trasportino. Il giorno dopo la gita in genere dormiva tutto il giorno sfinita, svegliandosi solo per mangiare. Ma ogni giorno ripartiva con grinta. Così dopo una settimana camminava tranquillamente due ore di fila e il giorno post-gita ha ripreso a fare delle passeggiatine. Dopo due settimane era ringiovanita di almeno 4 anni! Nella foto sopra la vedete durante l’ultima gita, il bellissimo giro dei 5 laghi in val Rendena, dove ha camminato per oltre 6 ore! E guardate con che grinta si prepara ad affrontare l’ultima lunga discesa!

Se volete approfondire il tema “grinta” vi consiglio di vedere la presentazione al TED di una psicologa americana, Angela Lee Duckworth, che spiega come la differenza tra migliori e peggiori studenti non stia tanto o solo nel Q.I. ma nella grinta e nella motivazione[7].

Oppure leggetevi qualche biografia di Jack Ma, un grande innovatore che ha fatto della grinta e dell’innovazione la cifra del suo successo[8]. Bye the way: Alibaba di Jack Ma è un campione, come Amazon, dell’innovazione di esperienza (in particolare di servizio e customer engagement).

Chiudo con un ultimo leader, magari non così conosciuto in occidente, che a mio parere è stato un innovatore con una grinta e una capacità di ripartire anche a fronte di sconfitte devastanti. Se dico Matsushita (il fondatore della Matsushita Electric Industrial Co.), a molti non dirà nulla. Non ha nemmeno una pagina su Wikipedia. Se però dico Panasonic, a qualcuno si accenderà una lampadina. Ecco, Matsushita Electric è la Panasonic (da qualche anno ha cambiato nome, perché il marchio Panasonic era più conosciuto del tradizionale Matsushita) ed è una delle maggiori aziende al mondo di prodotti elettronici. Se volete approfondire la storia del suo fondatore, Konosuke Matsushita, vi consiglio il libro di Kotter (lo stesso di “Leading Change”): “Matsushita Leadership”[9]. Un esempio straordinario di grinta, di motivazione e di capacità di rinnovarsi per tutta la vita.

Ognuno poi aggiunga i suoi esempi, ce ne sono a migliaia… e magari se ne ha qualcuno poco conosciuto ma notevole me lo segnali, sono sempre curioso di incontrare nuovi “inspiring leaders”!

 

[1] https://inno3.it/2018/12/05/almagioni-emergency-poco-budget-it-ma-strategico-per-i-progetti/

[2] Christensen, C. (2009). The Innovator’s Prescription. McGraw-Hill Professional.

[3] https://hbr.org/2000/09/will-disruptive-innovations-cure-health-care

[4] F. Nicosia – Il nuovo ospedale è snello. Far funzionare gli ospedali con il Lean Healthcare: consigli pratici e sostenibilità – Franco Angeli

[5] M. Graban – Lean Hospitals – Productivity Press

[6] www.muse.it

[7] https://www.youtube.com/watch?v=H14bBuluwB8

[8] https://www.youtube.com/watch?v=qHYr66u9ceo

[9] J. P. Kotter – “Matsushita Leadership” – Simon and Schuster